Era ora! Finalmente Leonardo DiCaprio ha vinto il suo primo Oscar!
Ispitato a un evento realmente accaduto, Revenant (Redivivo) racconta l’avventura di un uomo che cerca di sopravvivere grazie alla forza del proprio spirito.
In una spedizione nel Nord Dakota, l’esploratore Hugh Glass (Leonardo Di Caprio) viene attaccato da un’orsa e abbandonato al suo destino, in fin di vita, dai propri compagni. Riuscirà a sopravvivere grazie alla sua forte determinazione e all’amore che nutre per sua moglie, una indiana d’America, percorrerà oltre 300 chilometri per scovare l’uomo che lo ha tradito.
Recensione di Roberto Nepoti per la Repubblica
Periodo tra i meno frequentati del genere western, quello della prima colonizzazione ebbe per protagonisti i “mountain men” o “trapper”, uomini che vivevano a contatto con la natura selvaggia cacciando gli animali da pelliccia e incontrando i nativi americani, o battendosi con loro. Uno dei più celebri fu Jim Bridger, che a soli 17 anni, nel 1823, partecipò alla spedizione nella ex-Louisiana francese narrata da Revenant- Redivivo (e da Michel Punke nell’omonimo romanzo edito da Einaudi). Il redivivo del titolo è Hugh Glass, la guida del gruppo; il quale, ridotto in fin di vita dall’attacco di un grizzly, viene lasciato indietro assieme a due compagni: il giovanissimo Bridger e Fitzgerald lo Scotennato. Ma il secondo lo abbandona, trascinandosi dietro il ragazzo, dopo avergli ucciso davanti agli occhi il figlio adolescente avuto da una Pawnee. Queste le premesse; dopodiché il film si concentra sul calvario dell’uomo e sulla sua sovrumana ostinazione a sopravvivere – solo, senza cibo, nell’ostile paesaggio invernale – e a vendicarsi del fellone che lo ha tradito. Nel 1971 l’episodio aveva già generato un film dal titoloUomo bianco va’ col tuo dio, non memorabile. La versione di Iñárritu, invece, sembra avviata a una carriera trionfale; forse un po’ limitata negli incassi americani dalla corazzata Star Wars , ma già premiata con i Golden Globe per il miglior film, la migliore regia e il miglior attore dell’anno. Revenant è un film epico che intreccia i filoni del survival e del revenge-movie con straordinaria efficacia drammaturgica ed emotiva. Non dimentica, intanto, temi mitici tra i fondativi del genere western, a cominciare dall’incontro, nelle terre incontaminate, tra l’uomo bianco e l’uomo rosso; né trascura di far cenno alle stragi perpetrate al tempo delle guerre coloniali tra inglesi, francesi e relativi alleati pellerossa. C’è – è vero – un punto più debole nel film, e sono le visioni oniriche del protagonista, troppo in linea col “precedente” Iñárritu; e tuttavia non valgono a mozzarne il respiro epico, che prevale largamente sul resto. Veniamo alla regia. Il virtuosismo di Iñárritu dietro la macchina da presa, il suo talento per il piano-sequenza (già ampiamente dimostrato in Birdman) diventano qui più necessari, più organici a ciò che narra, dando vita a sequenze en-plein-air maestose e indimenticabili: soprattutto la battaglia iniziale tra i cacciatori e gli indiani Ree e la scena, quasi insopportabile per brutalità ma eccezionale, dell’orso che aggredisce Glass. Però è l’intero film, nella superba fotografia di Emmanuel Lubezki, a risultare immersivo e monumentale insieme; qualità che non molti registi (a parte Terrence Malick e un pugno di altri) sono in grado di sommare. Per concludere, Leonardo DiCaprio. La sua performance quasi muta, tutta barba e occhi dilatati dalla sofferenza, è un saggio di tecnica dell’“immedesimazione” perfettamente assimilata dall’Actors Studio. Però non sarebbe giusto dimenticare, nella parte speculare del cattivo Fitzgerald, l’ottimo Tom Hardy; e vanno ricordate anche le musiche di Ryuiki Sakamoto, che aggiungono un plus a un film ricco di qualità come non è dato incontrarne spesso.